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Le urine costituiscono un campione biologico dalle caratteristiche chimico-fisiche molto labili, pertanto una buona raccolta e conservazione del campione prima di essere analizzato è essenziale.

Per l’analisi dell’urina viene preferito un campione concentrato, quindi si sceglie generalmente quello del primo mattino.

Colore: Tra i primi parametri che vengono annotati vi sono il colore e l’aspetto. In condizioni fisiologiche l’urina assume un colore giallo paglierino. Il colore delle urine è correlato anche alla diuresi e quindi all’idratazione del soggetto. Tra le condizioni patologiche la presenza di un colore rosso è quello più comune, la cui causa principale è da attribuire ad ematuria. Il colore delle urine può anche essere influenzato dalla somministrazione di alcuni farmaci quali polivitaminici, alcuni analgesici, alcuni antibiotici, la levodopa.

Aspetto: L’aspetto delle urine normali è limpido, pertanto un maggiore o un minore grado di torbidità viene sempre considerato come sospetto. Cristalli, cellule epiteliali, leucociti ed emazie sono cause frequenti di torbidità. La torbidità può anche essere influenzata da una massiccia crescita batterica.

Una rilevanza particolare assume, nell’analisi de campione di urina, l’esame chimico, in cui vengono testati oltre 10 parametri:

Peso specifico: La capacità di produrre urine ad alto peso specifico è indice di normale funzionalità renale, infatti l’urina, in condizioni fisiologiche, è più concentrata del plasma. Una diminuzione del peso specifico può osservarsi in condizioni fisiologiche dopo abbondante assunzione di liquidi o ipoalimentazione, in corso di nefropatie o in caso di malattie extrarenali come diabete insipido e poliurie. Un aumento del peso specifico invece si osserva dopo pasti asciutti nei mesi estivi (in condizioni fisiologiche), in corso di nefropatie o in malattie extrarenali come il diabete mellito, stati febbrili, vomito o diarrea profusa.

pH: L’acidità urinaria è espressione di una delle più importanti funioni renali, la regolazione dell’equilibrio acido-base. Il pH urinario varia, in condizioni fisiologiche da 4,6 a 8. Questo parametro è fortemente influenzato da molti fattori sia fisiologici che patologici. Ad esempio, il digiuno, una dieta a base di carni, un intenso esercizio muscolare, tendono a diminuire il pH urinario, laddove invece una dieta prevalentemente vegetale, il periodo postprandiale e un aumento della ventilazione polmonare tendono ad aumentare il pH urinario. I fattori patologici invece che possono influenzare questo parametro sono disturbi a carico della funzione renale glomerulare o tubulare, con conseguente alterazione della escrezione di ioni. Il pH urinario è essenziale nella valutazione della cristalluria durante l’analisi del sedimento.

Proteine urinarie: Nelle urine sono normalmente escreti 150 mg/24h di proteine. Tra le principali proteine che troviamo nelle urine l’Albumina è quella più rappresentata. Tra le altre compaiono globuline a basso peso molecolare (microglobulina, IgA secrete dalla parete epiteliale, IgG catene leggere) e da proteine di derivazione leucocitaria oltre che da proteine presenti nelle secrezioni prostatiche o vaginali. In base al tipo e alla concentrazione di proteine possiamo riscontrare diverse classificazioni:

  1. Proteinuria transitoria ed intermittente: non costituisce un vero e proprio quadro patologico ma richiede un monitoraggio con controlli ravvicinati nel tempo.
  2. Proteinuria funzionale: generalmente tra 200 e 500 mg/24h, in cui le proteine riscontrate sono un misto tra proteine a basso ed alto peso molecolare. Si osserva principalmente dopo esercizio fisico violento e protratto, esposizione a basse temperature febbre, disidratazione;
  3. Proteinuria ortostatica: generalmente non superiore a 1000 mg/24h si presenta nel 5% degli adulti sani ed è correlata probabilmente ad una iperlardosi con lievi disturbi vascolari renali.
  4. Proteinuria minima: genralmente non superiore a 100 mg/24h si manifesta in molte malattie renali tra cui varie forma di nefrite e nefropatie congenite.
  5. Proteinuria moderata: da 1000 a 4000 mg/24h si osserva generalmente nelle nefropatie acute, nefropatie tossiche e nefrosclerosi grave.
  6. Proteinuria grave: superiore ai 4000 mg/24h si osserva nelle forme più gravi di nefropatie come glomerulonefriti acute, nefrosclerosi diabetica, rigetto trapianto renale. Si osserva anche in caso di insufficienza cardiaca congestizia.

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Glucosio: Nelle urine possono essere presenti zuccheri sia in condizioni fisiologiche che in condizioni patologiche. L’escrezione patologica di zuccheri può essere legata a malattie renali o generali tra le quali il diabete mellito costituisce sicuramente la patologia più frequente. Il dosaggio degli zuccheri nelle urine costituisce pertanto una pratica estremamente diffusa e di grande utilità per la diagnosi dei casi di diabete non conosciuti. La glicosuria può comparire durante la gravidanza ed è correlata all’aumento del filtrato glomerulare e alla lieve iperglicemia che spesso si osserva durante la gestazione. La persistenza della glicosuria in gravidanza comporta possibilità di un diabete in gravidanza e va quindi opportunamente investigata. Una leggera glicosuria può anche comparire in età avanzata, correlata con la lieve diminuzione della tolleranza glicidica degli anziani. Glicosuria può manifestarsi anche in alcune malattie endocrine e metaboliche (ipofisarie e surrenali). In tutti questi casi la glicosuria è generalmente associata ad iperglicemia. Una patologia del tubulo renale congenita invece è associata a complessi quadri di escrezione di sostanze diverse ma non ad iperglicemia. Queste forme di glicosuria vengono definite glicosurie renali.

Emoglobina: Il sangue può essere presente nelle urine sotto forma di emazie intere (ematuria) o come prodotto della lisi delle emazie (emoglobinuria). L’ematuria è derivante solitamente dal sanguinamento delle vie urinarie (glomerulonefriti, calcoli, neoplasie, traumi, tossici o farmaci anticoagulanti) o da contaminazione con sangue mestruale. Può anche comparire ematuria dopo uno sforzo muscolare strenuo, senza significato clinico.

Bilirubina e urobilinogeno: La determinazione di bilirubina e urobilinogeno nelle urine fornisce utili informazioni sulla funzionalità epatica e sul metabolismo dei globuli rossi. In condizioni fisiologiche il 99% di urobilinogeno viene emesso con le feci. Se il deflusso biliare nel duodeno è bloccato per blocco extraepatico (calcoli, carcinoma della testa del pancreas) o per colestasi intraepatica (infiammazione periportale dell’epatite) aumenta la bilirubinemia e quindi si ha un aumento di bilirubina nelle urine (bilirubinuria) da iperafflusso. Nel dosaggio della bilirubina risultati falsamente negativi possono essere dati dalla presenza di acido ascorbico o dalla fenazopiridina, falsamente positivi dalla rifampicina o dalla cloropromazina.

Nitriti: Il dosaggio dei nitriti urinari viene considerato un metodo affidabile per la diagnosi delle infezioni renali con batteriuria, anche se non offre informazioni dello stesso livello di informatività dell’urinocoltura. Costituisce comunque un utile test di screening e monitoraggio della terapia. Solitamente i batteri capaci di ridurre i nitrati normalmente presenti nelle urine a nitriti sono generalmente microrganismi intestinali gram negativi come Escherichia Coli.